Psicologia: come gli ipermercati ci convincono a comprare

Di solito gli uomini nei supermercati sono delle schegge: entrano già sapendo di cosa hanno bisogno, lo trovano, lo pagano e vanno via. Tempo netto: meno di 10 minuti, fila permettendo. Poi ci sono le volte in cui entriamo senza un’idea precisa in testa e…sono guai. I centri commerciali, ma ormai anche i piccoli supermercati, mettono in atto tutta una serie di strategie psicologiche per farci comprare merce di cui in realtà non abbiamo bisogno. Ci indorano la pillola in una maniera da convincerci che abbiamo assoluta necessità di un prodotto di cui avremmo fatto volentieri a meno. E oltre ad essere un attentato alle nostre tasche, questa strategia può essere un attentato anche alla nostra salute perché ci convincono ad acquistare cibi quasi sempre spazzatura che possono favorire l’obesità.

A venirci incontro è lo psicologo del cibo ed economista Brian Wansink, direttore del Food and Brand Lab della Cornell University, che nel suo libro dà alcuni consigli su come non farci abbindolare dalla pubblicità ingannevole negli ipermercati e non fare “deragliare” la nostra dieta. Wansink sottolinea anche come non sono solo i centri commerciali a tirarci colpi bassi, ma anche le nostre case moderne contribuiscono all’insorgede dell’obesità. Ecco dunque come difendersi.

Cominciamo con la più classica delle tentazioni: lo scaffale degli snack. La posizione in cui vengono messe patatine e merendine non è casuale, come non lo sono le confezioni tutte colorate. Ognuna ci invita ad acquistare quel prodotto, trasmette nella nostra mente l’immagine di noi che sgranocchiamo quel cibo spazzatura e…siamo contenti di farlo. Come difenderci? Lo psicologo ci consiglia, prima di entrare in un negozio, di mangiare una gomma da masticare. Questa strategia invia il messaggio al cervello che si ha meno bisogno di mangiare (perché si sta già mangiando), riduce l’appetito e dunque ci porta a sentire meno attrazione verso quello scaffale. In alternativa il consiglio è di passare prima dagli scaffali dei cibi più sani, in modo da arrivare agli snack con il carrello già pieno, oppure di andare a fare la spesa sempre con lo stomaco pieno perché quando non abbiamo fame siamo meno propensi a spendere per il cibo.

Quando siamo in casa invece, le tentazioni possono derivare dai nostri stessi comportamenti. Per esempio sapere che ci sono pacchi di patatine, o lasciare una ciotola piena di snack in bella vista, ci spinge a consumarle. In uno studio effettuato su 240 abitazioni è emerso che le persone che tenevano in bella vista gli snack in cucina erano mediamente di 4 chili più pesanti di quelle che invece non le avevano. Peggio andava con i cereali della prima colazione: in particolare sulle donne l’averli sempre a portata di mano (e non quindi solo la mattina) corrispondeva ad un peso di oltre 9 chili in più. La soluzione? Non comprare queste leccornie ed invece fare gli snack con la frutta; utilizzare un piatto più piccolo per mangiare, per mandare al cervello il messaggio che il piatto è bello pieno e dunque state mangiando tanto; e rendere la cucina meno “comoda”, rendere più arduo insomma avere accesso ai cibi non salutari.